I Salti del Diavolo

   
RAVARANO

 

 

 

 

 

L’aspetto geologico e geomorfologico più rilevante della Val Baganza ,è rappresentato dall’affioramento verticale detto dei SALTI DEL DIAVOLO che attraversa trasversalmente la Val Baganza lambendo, sugli opposti versanti, gli abitati di Chiastre di Ravarano e di Cassio. I Salti del Diavolo sono l’emergenza di una formazione sedimentaria di età cretacica (circa 80 milioni di  anni), geneticamente riconducibile ad un’ immane  frana sottomarina di ciottoli e sabbia, che si estende con continuità nel sottosuolo dal Monferrato all’Appennino Modenese e che trova nell’area Salti del Diavolo, uno dei più significativi e spettacolari affioramenti. I Salti si presentano secondo un allineamento, di circa 5 Km , di strette guglie e pareti rocciose che emergono in modo brusco ed improvviso, elevandosi per alcune decine di metri rispetto al terreno circostante. Lo spettacolare affioramento è diretta conseguenza della giacitura subverticale della formazione e dell’azione nel tempo dell’erosione differenziale. Dal punto di vista petrografico, i Salti del Diavolo sono costituiti da una successione a granulometria decrescente da conglomerati ad arenarie derivanti dalla disgregazione di antiche rocce di natura eterogenea e provenienza extra-appenninica. La fine e compatta arenaria sommitale, chiamata localmente “mass ladein” è stata storicamente sfruttata dagli scalpellini del luogo per le parti architettoniche e a vista degli edifici. Nella zona oltre ai Salti del Diavolo  sono presenti significativi affioramenti di altre formazioni sedimentarie come ad esempio il Flysch del Monte Cassio, le cui regolari stratificazioni emergono, con uno sviluppo verticale di alcune centinaia di metri, sul fianco orientale dell’omonimo monte. Nei pressi di Casaselvatica, si segnala anche la presenza delle rocce sedimentarie tra le più antiche  della provincia   (radiolariti verdi di c.a. 160 milioni di anni). L’esemplarità e la peculiarità delle varie salienze geologiche, oltre a delineare un  paesaggio unico e suggestivo, fanno della zona un vero e proprio Geosito di interesse sia scientifico che didattico-culturale, nel quale è possibile ripercorrere con chiarezza alcune importanti  fasi  della storia orogenetica appenninica.

 

 

 

 

 

Salti del Diavolo
una fantastica leggenda medioevale

L'autunno, che colora di giallo e rosso i faggi e i castagni, e' uno dei periodi migliori per ammirare le guglie rocciose e torrioni arenacei detti "Salti del Diavolo" la cui formazione risale a 80 milioni di anni fa.


I "Salti del Diavolo" si possono vedere poco dopo l'abitato di Ravarano, comune di
Calestano, sulla fascia appenninica della provincia di Parma, lungo la strada provinciale n.15 per Berceto, località Chiastre di Ravarano.

Sono velati da una bella e fantastica leggenda medioevale: narra che siano le orme del diavolo messo in fuga da un eremita abitante questa vallata!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Salti del Diavolo

Il progetto I Salti del Diavolo intende fornire un modello pilota, esportabile su altre parti del territorio provinciale, nel quale la difesa attiva viene coniugata con interventi di valorizzazione turistica e culturale. Il Progetto interessa l’area della media Val Baganza circostante l’emergenza geologica dei Salti del Diavolo e prevede il recupero della funzionalità di sentieri e strade sterrate di interesse turistico e ricreativo attraverso interventi diffusi di ingegneria naturalistica. Gli interventi di difesa attiva rappresentano la precondizione per l’impostazione di quelli di valorizzazione che dovranno consentire la fruizione delle importanti valenze storiche e naturali del territorio considerato. In particolare si prevede di realizzare un sentiero attrezzato denominato Via degli Scalpellini che, unendo gli abitati di Cassio e di Chiastre mediante un attraversamento pedonale del Torrente Baganza, consentirà di apprezzare le valenze paesaggistiche dei Salti del Diavolo e di ritrovare sul territorio i segni di un’antica tradizione e cultura locale legata all’estrazione e alla lavorazione della pietra. Il sentiero attrezzato sarà funzionalmente collegato ad un Museo della Pietra che riassumerà le tematiche naturali e storiche connesse alle rocce dei Salti del Diavolo. Sede del Museo sarà l’ex-scuola di Cassio, edificio ubicato lungo la Via Francigena per il quale è stato predisposto un approfondito progetto di recupero e ristrutturazione.

Provincia di Parma 20  01 2004

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 Provincia di Parma -Servizio Programmazione e Pianificazione Territoriale  P.T.C.P. Norme di Attuazione

 

PROGETTI DI TUTELA E VALORIZZAZIONE

 Progetto di tutela, recupero e valorizzazione “I Salti del Diavolo”

UBICAZIONE

L’area di pertinenza del progetto di tutela, recupero e valorizzazione “I salti del Diavolo” ricomprende  la zona di affioramento dei Conglomerati dei Salti del Diavolo, formazione sedimantaria che si sviluppa trasversalmente alla media Val Baganza, estesa da Cassio a Chiastre di Ravarano, oltre che i versanti occidentali del Monte Montagnana e del Monte Cavalcalupo.

 

CARATTERISTICHE DELL’AMBITO TERRITORIALE INTERESSATO

L’ambito di progetto ricomprende l’affioramento senza dubbio più noto e spettacolare di tutto l’Appennino della formazione geologica dei “Salti del Diavolo”, ubicato in Val Baganza. La formazione arenaceo-conglomeratica dei Salti del Diavolo, a causa della particolare giacitura e della maggiore resistenza all’erosione rispetto alle formazioni circostanti, assume l’aspetto di un poderoso bastione caratterizzato da torri, duomi e picchi veramente spettacolari.  Tale morfologia, ben osservabile dalla strada Calestano-Berceto, ha evidentemente colpito la fantasia popolare che ha attribuito a questo particolare tipo di roccia un appellativo così originale e denso di significato. Si tratta di un conglomerato costituito da diversi tipi litologici: porfidi, graniti, diaspri, calcari, arenarie, micascisti, quarziti, gneiss, serpentini, dolomie, calcari oolitici, selci verdastre e calcari micritici bianchi. Questi ciottoli provengono dalla disgregazione di antichissime rocce (età permico-mesozoica) provenienti dall’arco Alpino.

La formazione attraversa gran parte dell’Appennino Settentrionale, andando dal Monferrato sino al Modenese. Numerosi sono gli affioramenti, ma quello della Val Baganza, costituito da uno stretto e lungo nastro approssimativamente rettilineo decorrente da Nord-Nord-Ovest a Su-Sud-Est, per circa 5 Km da un versante all’altro della Val Baganza, che viene quindi attraversa quasi perpendicolarmente, è, come già detto, il più significativo. Nella sua parte più meridionale, all’altezza dell’abitato di Piovolo, la formazione si allarga e si biforca scomparendo poi al di sotto del Flysh marnoso per poi ricomparire di nuovo più a Sud-est nella Val Parma in vicinanza del M. Sprela e del M. Pugnetolo.

L’aspetto caratteristico di questa formazione è dovuto alla sua particolare giacitura: i banchi arenacei e conglomeratici sono costantemente immersi verso Est- Nord Est, con una inclinazione variabile dai 50 ai 70 gradi.

L’area del progetto interessa anche il M. Montagnana e il M. Cavalcalupo, che per la presenza di prati ed estese aree boscate, rappresentano ambiti di elevata valenza naturalistica sia sotto il profilo botanico che faunistico.

Sono ricompresi inoltre i borghi storici del Castello di Ravarano, La Costa, Chiastre e Lozzola.

 

OBIETTIVI E AZIONI DEL PROGETTO

Il progetto si pone come obiettivo principale quello di tutelare e valorizzare le emergenze geologiche e naturalistiche presenti nell’area, attraverso la individuazione di un Geosito, cioè di un sito di interesse geologico.

L’area di progetto, infatti, è rappresentativa di un importante evento geologico e geomorfologico (in quanto è in grado di fornire un valido contributo per la comprensione della storia geologica dell’Appennino), fungendo da modello per un’ampia fascia dl territorio e rivestendo grande interesse sotto l’aspetto del paesaggio, della biodiversità e più in generale della cultura territoriale.

Esso costituirebbe un primo esempio, almeno nella nostra Provincia, di geosito (o geotopo), ovvero di ambito spazialmente limitato e chiaramente distinguibile dalle zone circostanti in relazione ai caratteri e ai processi geologici e morfologici definiti, a cui conseguono peculiari caratteristiche ambientali e naturalistiche. In tale contesto il termine geosito asssume la stessa funzione che il termine “biotopo” ha per la pianificazione territoriale e la protezione della natura

Le strategie mirate alla valorizzazione, alla conservazione e alla tutela nei confronti degli interventi antropici dei geositi implicano azioni per la promozione di attività didattico- culturali, di pianificazione, di studio, di ricerca scientifica, di conservazione della natura e del paesaggio; tali strategie devono essere ovviamente estese anche ai limitrofi areali caratterizzati da emergenze naturalistiche (M. Montagnana e Cavalcalupo) e storico-culturali (i borghi) di notevole pregio.

 

RICADUTE SULLA STRUMENTAZIONE URBANISTICA COMUNALE

a)       Coordinamento degli interventi di conservazione, restauro ambientale, difesa e ricostruzione degli equilibri idraulici e idrogeologici, previsti dagli strumenti di gestione delle aree di valore naturale e ambientale, con le previsioni relative alle trasformazioni insediative ed infrastrutturali.

b)      Definizione e specificazione delle tutele paesaggistico-ambientali .

c)       Verifica e approfondimento dell’indagine relativa al patrimonio storico-archittettonico e alle sue modalità di trasformazione.

d)      Recepimento della rete di percorsi pedonali e ciclabili individuati.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  

 

 

 

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